Genazzano lo sguardo di Gregorovius

Lo storico tedesco Ferdinand Gregorovius era letteralmente innamorato del Borgo di Genazzano, tanto che decise di porvi la sua dimora estiva nel 1856 per scrivere i suoi diari romani e quello che poi sarà “Passeggiate per l’Italia”.
Qui era ospite della locandiera veneta Annunziata e così descriveva dal punto di vista paesaggistico il paese:

Sulla collina che domina tutto questo paesaggio è situato Genazzano, paese lungo e nero come le rocce su cui è fabbricato. Le sue case sembra quasi che si arrampichino in processione sino alla chiesa di S. Maria del buon Consiglio, il santuario più famoso della campagna latina, o che si rechino, quali vassalli, verso il bel castello baronale dei Colonna, che corona la sommità del monte. Una porta merlata dà accesso alla piccola città; appena entrati l’attenzione del visitatore è attratta da un rozzo affresco, dipinto sulla parete di una casa, che rappresenta la «Madonna del Buon Consiglio», sostenuta in aria dagli angeli e circondata da pellegrini dalle cappe adorne di conchiglie e col bastone ricurvo in mano, in atto di venerazione.

Lo storico tedesco come abbiamo già detto non limitava la sua descrizione al solo carattere storico delle città che incontrava durante i suoi viaggi, ma anche alla descrizione antropologica e se vogliamo proto-sociologica delle popolazioni che l’abitavano e le loro usanze, qui a Genazzano riscontrò a differenza di Cave una popolazione mite e molto superstiziosa e fu testimone non solo delle feste religiose, ma anche delle usanze dei paesani come la “Scampanellatura”:

Uscii e vidi tutti i ragazzi di Genazzano riuniti innanzi ad una casa, intenti a darvi una specie di concerto. Mai, neppure nelle università tedesche, io avevo sentito un complesso di suoni così discordanti: gli uni soffiavano in conchiglie marine ricavandone orribili fischi, un altro dava di fiato in un corno di bue, certi picchiavano con falci sopra zappe e padelle, alcuni agitavano a tutta forza pezzi di ferro vecchio di ogni specie legati insieme con una corda, un altro ancora faceva ruzzolare per terra una vecchia casseruola attaccata ad una funicella. Dieci o dodici monelli scampanellavano rumorosamente con quelle campane che si appendono al collo delle vacche.

«Di grazia, chiesi ad un signore che assisteva ridendo alla scena, che significa questa musica infernale?»

Mi rispose che in quella casa abitava un vedovo passato a seconde nozze e gli facevano la «scampanellata».
Durante il mio soggiorno a Genazzano ne sono stato spettatore, ed ho tre volte potuto vedere una folla di ragazzi, preceduta da un monello con una zucca appesa a foggia di lanterna ad un bastone, percorrere le strade, come un esercito di diavoli che avesse di notte invaso quel pacifico villaggio.

Storia di Genazzano

Non abbiamo notizie del periodo pre-romano e poche anche di quello romano, ma già le interpretazioni del nome Genazzano riconducibili a diverse etimologie ci dicono che in realtà fu un centro molto frequentato. C’è chi, ed è la più accreditata ritiene come il Nibby che derivi dalla  “gente Genucia” (una famiglia romana di origine plebee) che in questo territorio ricco di luoghi di culto e residenze fastose, avrebbe posseduto una sontuosa villa. Secondo altri studiosi il nome andrebbe ricondotto ai giochi ginnici, “Ginnasio”, che si svolgevano nelle ville romane degli imperatori antonini, in particolare nella villa imperiale di Claudio Tiberio o, per altri, in una villa imperiale appartenuta ad Augusto prima e Marco Aurelio poi.

Per altri il nome deriva “Jani-Fanum”, un tempio eretto in onore del dio Giano, che seppur non suffragato da resti archeologici però rappresentava l’emblema del borgo prima della sostituzione con quello dei tredici cavalieri della disfida di Barletta. Infine le ultime due ipotesi riconducono il nome alla “Gens Nova”, quindi ai nuovi abitanti del borgo ed altri invece a “Le Ginestre”, pianta assai diffusa nei prenestini. Molte le memorie archeologiche riconducibili alla Gens genucia risalente alle famiglia Antonina e Iulia, la più vasta secondo quanto visto dal Tomassetti è collocata vicina al Convento di San Pio, ma molti dei resti furono riutilizzati da Papa Martino V e i suoi eredi per dare il giusto lustro al suo paese natio e al Palazzo Colonna, cominciando con il restauro dell’Acquedotto Claudio (che costeggiava la via Claudia) ancora oggi visibile nel Parco degli Elcini e 2 colonne nel Santuario che arricchiscono il meraviglioso altare dedicato alla Madonna del Buon Consiglio. Altri resti romani sono stati rinvenuti nel corso della storia anche recente nei diverse località del paese.

Dal periodo pre-romano all’antica Roma

Genazzano è un borgo molto suggestivo di circa 6000 abitanti ultimo comune della provincia di Roma prima della provincia di Frosinone, distante circa 55 km da Roma e collocato fra i Monti prenestini e la Valle del Sacco su un costone di tufo dominato dal Castello Colonna. Attraversato da diversi corsi di acqua tra i quali appunto il Sacco, il Fossato che costituiva la sorgente d’acqua per alimentare il Ninfeo Bramante e il Rio fino a non molto tempo fa utilizzato anche dagli abitanti del paese per fare dei bagni refrigeranti in estate nella località La Rana.

Terra di Vino e Olio e prodotti enogastronomici originali, come le Ciambelle all’ Anice e il dolce chiamato Barachia (pasta frolla ripiena di marmellata con una forma a sei punte risalente al XVI) e la pasta lunga acqua e farina detta gnocchetti a coda de soreca, Genazzano è stato per un lungo periodo centro contadino, ma anche centro di interesse culturale nel corso della sua storia, prima nel periodo romano con le bellissime e sontuose ville campestri, poi con la famiglia Colonna che qui ospitò anche il grande pittore olandese Gaspare Vanvitelli, padre del più grande architetto neoclassico Lugi Vanvitelli, qui inoltre arrivarono e nacquero molti e grandi pittori intenti a disegnare questi paesaggi con la sua popolazione, sempre qui ebbero i loro natali papa Martino V che trasformò il borgo nella sua città ideale e il cavaliere Giovanni Brancaleone che fu il protagonista della famosa Disfida di Barletta.

Genazzano con le sue numerose chiese e conventi e soprattutto grazie al suo celebre Santuario della Madonna del Buon Consiglio, fu il luogo dove vissero e predicarono la Beata Petruccia da Jengo e il Beato Stefano Bellesini il grande predicatore Fra Mariano da Genazzano antagonista del Savonarola, luogo di culto il Santuario fu visitato da molti papi e religiosi carismatici nel corso della storia, in tempi recenti da Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II e da Madre Teresa di Calcutta e anche dalla allora cardinale Joseph Ratzinger che prima di diventare papa amava soggiornare nel convento agostiniano e studiare nella biblioteca del Santuario.

Il sacro a Genazzano è sempre stato però accompagnato dalle “profane” avanguardie culturali, tanti e numerosi i movimenti artistici che fecero di questo borgo la loro officina delle idee, alla fine degli anni settanta del novecento il paese antico e le sale del Palazzo Colonna sono protagoniste della prima importante manifestazione artistica della Transavanguardia con “Le Stanze” curata da Achille Bonito Oliva. Poi il “Progetto Genazzano” con la Zattera di Babele fondata dagli artisti internazionali Carlo Quartucci, Carla Tatò ecc.. In quel periodo inoltre arriva Sylvano Bussotti con il progetto B.O.B. Bussottioperaballet che farà di Genazzano ed in particolar modo del Ninfeo Bramante la location di diverse performance artistiche guidate dalla sua geniale eccletticità. Inoltre il fervore culturale porterà diverse volte a Genazzano intellettuali del calibro di Moravia e Pasolini.

Nel periodo Medievale

Non abbiamo notizie fino al 1022, quando da fonti storiche apprendiamo che questo antico possesso apparteneva alla Badia di Subiaco, risale a quel periodo la costruzione delle prime chiese dei Santi Stefano e Lorenzo (oggi la bellissima Santa Croce), ma le fortune architettoniche e di sviluppo arrivarono con la famiglia Colonna che nel 1151 ricevette da papa Eugenio III il feudo di Genazzano e che lo mantenne tranne che per brevi periodi fino all’inizio del XIX secolo quando furono aboliti i privilegi feudatari. La posizione del Palazzo Baronale, comunemente chiamato Castello Colonna, permetteva alla famiglia il controllo delle vie di passaggio tra Napoli e Roma.

Il periodo più florido per Genazzano fu quando Oddone Colonna divenne Papa Martino V nel 1417 ponendo fine allo Scisma di Avignone e riconducendo il potere temporale del papato a Roma. A lui si deve la trasformazione del Borgo in una sorta di città ideale tardogotica e alla sua corte giunsero artisti e umanisti che fecero dell’antico castrum un Palazzo signorile alla cui corte c’era spazio per gli antesignani del rinascimento. Il pontefice che amava soggiornare nel Palazzo, esentò la popolazione dal pagamento delle imposte sul sale e del focatico ed è sempre lui che commissionò un genazzanese per la ristrutturazione di Ponte Milvio.

Il periodo Rinascimentale

Avvenimenti importanti caratterizzarono questo periodo, il primo che cambiò la storia anche attuale del paese fu sicuramente il trasporto miracoloso in aria dell’immagine della S. Maria da Scutari (Albania) in Genazzano avvenuto nel 1467. I due soldati/pellegrini che la seguirono per terra e mare secondo quanto riportato dal Senni avrebbero dato origine a due famiglie i Georgis e de Sclavis ed attendere i due c’era il 25 aprile la Beata Petruccia che devota della Madonna aveva speso fra la derisione dei paesani tutti i suoi averi per iniziare la costruzione di una Chiesa a lei dedicata. Su questo avvenimento fu poi eretto il meraviglioso Santuario della Madonna del Buon Consiglio che ancora oggi ospita il quadro del viaggio miracoloso.

A cavallo del 1500 il paese divenne protagonista sia a livello storico che culturale, nel 1503, 13 cavalieri italiani (sotto l’egida spagnola) batterono 13 cavalieri francesi nella nota Disfida di Barletta. Fra i cavalieri scelti da Prospero e Fabrizio Colonna il Capitano Ettore Fieramosca e il famoso Giovanni Bracalone de Carlonibus, meglio noto come Giovanni Brancaleone che nacque e morì nella sua Genazzano. Il fascismo usò in chiave patriottica e nazionalista la Disfida inneggiando all’eroismo dei cavalieri in chiave decisamente retorica. Mussolini usò l’evento facendo leva sul sentimentalismo nazionale e la riscossa contro lo straniero. Da ricordare, a tal proposito, il film Ettore Fieramosca di Alessandro Blasetti, invece divertente e dissacrante contro quel tipo di retorica fu l’interpretazione di Brancaleone di Vittorio Gasman nei film diretti da Mario Monicelli.

Nella seconda metà dell’Ottocento, Brancaleone ispira la creazione dello stemma cittadino. Dal 1991 Genazzano dedica al suo Cavaliere e alla Disfida fra maggio e giugno il Bellissimo Palio di Brancaleone. Sempre nel ‘500 fu costruito il monumento più originale e affascinante di Genazzano Il Ninfeo del Bramante che con il suo stile tuscanico sorge il quello che era il “Giardino Vecchio” del Castello a sud della “Puorta” ovvero la Porta Romana, più in basso del borgo, nella Valle di Soglia, di proprietà dei Colonna, dove scorre il Fossato, fiancheggiante la via pubblica che da Genazzano conduce fino a Paliano. Non esistendo documenti ufficiali sull’attribuzione al Bramante per molto secoli fu ritenuto un complesso termale romano di pertinenza della villa antonina tanto da essere chiamata Bagni di Antonino Pio. Il Tomassetti collocò l’opera con certezza al periodo rinascimentale e più avanti anche gli storici dell’architettura Arnaldo Bruschi e Christoph Luitpold Frommel hanno attribuito con convinzione la progettazione del Ninfeo allo stesso Bramante. Molte i monumenti, le chiese e le opere costruiti nel corso del medioevo e rinascimento come la bellissima casa Apolloni in stile aragonese (ritenuta per lungo periodo la casa natale di Martino V) con le caratteristiche finestre bifore che sono diffuse su diversi edifici del borgo.

Dall’ottocento al Fascismo

Nell’ottocento Genazzano è invaso da pittori paesaggisti provenienti da tutta Europa, tra i quali un giovane Edward Lear che diventerà famoso per i suoi scritti ed illustrazioni umoristico nonsense con l’invenzione dei limerick ai quali il grande compositore internazionale nativo di Zagarolo Goffredo Petrassi dedicò un secolo dopo una sua Interpretazione con “NonSense”. Negli stessi anni che Lear disegnava Genazzano, nascevano in quei luoghi il pittore Scipione Vannutelli e più tardi anche Cesare Caroselli i quali in quel periodo diedero lustro con le loro opere a molte Chiese di Roma e anche del Santuario di Genazzano, il secondo lasciando al paese il quadro della Disfida di Barletta. Prima di loro un altro gande pittore Carlo Ascenzi allievo del Cortona aveva avuto i suoi natali in quel di Genazzano e dopo di loro ci sarà spazio ancora per un grande artista Dante Ricci che nel ‘900 diede un bell’impulso all’Arte italiana. Il risorgimento artistico quindi fu importante, meno presente invece quello politico che vedeva Genazzano ben saldo sotto l’egida pontificia eccezion fatta proprio per il pittore Caroselli che nel 1866 partì volontario tra le fila garibaldine e partecipò alla vittoriosa battaglia di Bezzecca. L’influenza clericale esercitata dalla famiglia Vannutelli era molto forte, tanto che a sfiorare il papato fu proprio il Cardinale Serafino Vannutelli, mentre il fratello minore il cardinale Vincenzo Vannutelli era talmente influente nella Curia Romana che nel periodo fascista fu uno tra i maggiori pontieri per la soluzione della “questione romana” fra lo Stato Pontificio e Mussolini, esaltando la figura dell’allora Duce. Proprio a Vincenzo Vannutelli si deve però la creazione di una delle manifestazioni tradizionali del paese più importanti e cioè l’Infiorata che fin dal 1883 con l’arte floreale messa in campo dai diversi Rioni trasforma il Borgo in un lunghissimo tappeto colorato di fiori ogni prima domenica di Luglio con la sua caratteristica processione del Sacro Cuore. Nel 2012 si è aggiudicata il certificato del Guinness World Records di Londra come “l’Infiorata più grande del mondo” (mq. 1642,57 senza soluzione di continuità) esclusivamente con petali di fiori freschi. Il Comune di Genazzano con delibera della Giunta Comunale n. 16 del 5 febbraio 2015 ha stabilito che tutti i documenti ufficiali dell’Amministrazione Comunale dovranno riportare, oltre allo stemma, la seguente dicitura: ”Comune di Genazzano Città d’Arte e dell’Infiorata”.

Nel giugno del 1916 fu inaugurato il primo tronco Roma – Genazzano delle Ferrovie Vicinali, una ferrovia a trazione elettrica, con binario a scartamento ridotto. Più treni al giorno assicuravano il servizio e ogni treno era formato, normalmente, da due o tre vetture, per cui la gente lo chiamava con simpatia il “trenino”, quasi fosse un giocattolo per grandi. L’arrivo del treno diede un maggiore sviluppo al territorio prenestino con i latifondisti che intensificarono le coltivazioni e i mercati, l’arrivo della Grande Guerra frenò in parte questo sviluppo con la perdita di molti uomini e dopo quella che fu definita dai nazionalisti come una “vittoria mutilata” arrivò il movimento fascista. Proprio a Genazzano ci furono le prime 2 vittime della “marcia su Roma”, il 28 ottobre 1922 in un conflitto a fuoco fra fascisti e socialisti viene ucciso il fascista Raffaele Lulli di Palestrina, così gli squadristi animati dalla vendetta uccisero Antonio Andreani.

L’anno successivo sempre per mano dei fascisti viene assassinato Antonio Gionne, dopo l’ 8 settembre del 1943 molti degli iscritti al Partito Comunista cercheranno di dar vita ad un vera e propria resistenza, ma inizialmente il numero esiguo e il frazionamento dei gruppi non permise un’organizzazione che invece si realizzerà successivamente nel Gruppo di Azione di Genazzano che faceva capo a ‘Checchino’ Grillini di Cave. Il gruppo si muoverà con azioni di sabotaggio, ma mai in vere e proprie azioni di guerra, dimostrandosi però molto attivo e importante per il movimento resistente prenestino. A far parte di questo gruppo c’è Giuseppe Emilio D’Amico che di simpatie comuniste (nel ’21 si iscrisse al neonato partito di Gramsci) dopo l’8 settembre intensificò la propaganda antinazifascista, a Genazzano i nazisti avevano occupato l’Albergo, la Caserma e il Castello dove avevano posto i forni e le armi per fornire le truppe sulla linea di Cassino. D’Amico si scontrò anche con il suo datore di lavoro Virgilio Raganelli del Mulino omonimo e dopo questa lite fu costretto a rifugiarsi in clandestinità nelle campagne di Genazzano per essere infine catturato il 24 novembre del 1943 dalle S.S. e condotto a Regina Celi.

Il 24 marzo dell’anno dopo sarà ucciso nell’eccidio delle Fosse Ardeatine ed oggi la sua salma giace nella bara numero 319.
Nel convento di San Pio- gestito dai padri Agostiniani irlandesi, furono nascoste in gran segreto – per volere di Mussolini- varie opere d’arte provenienti da Palazzo Venezia, da Galleria Borghese, e da Galleria Spada oltre che dalla Camera dei Fasci e dall’Archivio dell’Africa Italiana per preservarle dai possibili bombardamenti alleati su Roma. In parte trafugate dai tedeschi in ritirata nel 1944.
I bombardamenti alleati distrussero il ponte che conduceva dal castello al parco degli Elcini, parte della facciata dello stesso castello e alcune abitazioni, mietendo anche diverse vittime.

Dalla fine della seconda guerra mondiale ai giorni nostri

La ricostruzione post bellica, il boom economico e il lavoro nei servizi nella capitale hanno scaturito un certo benessere che però ha allo stesso tempo portato all’abbandono dei vecchi mestieri e coltivazioni degli anni ’30. Nell’ultimo periodo i cittadini insieme alle amministrazioni stanno tentando di recuperare il territorio con le sue specificità e i suoi mestieri tradizionali.

Annunziata Spetta – Genazzano
La locandiera veneta del nostro cartoon “Il Viaggio di Gregorovius”

Rubiconda dai capelli biondi

Forte accento veneto

Caparbia e orgogliosa

Ironica e cinica

Benestante possidente terriera e proprietaria della casa “albergo” a Genazzano

Forte senso critico nei confronti delle tradizioni paesane, ma orgogliosa delle meraviglie del borgo di Genazzano

Emancipata e in grado di relazionarsi anche con grande intellettuali del periodo

Le fonti che descrivono questo luogo inserite nella Biblioteca Digitale

  • Antonio Nibby Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de’ dintorni di Roma
  • Tomassetti, La Campagna Romana. Antica, Medioevale e Moderna, Vo. III vie Cassia e Clodia, Flaminia e Tiberina Labicana e Prenestina, Arnaldo Forni Editore ristampa dell’edizione di Roma 1910-1926
  • Pietrantonio Petrini, Memorie prenestine disposte in forma di annali
  • Girolamo Senni,Memorie di Genazzano e de’ vicini paesi, Comune di Genazzano
  • Antonio Nibby Viaggio antiquario ne’ contorni di Roma
  • Ferdinand Gregorovius, Passeggiate per l’Italia, Ulisse Cabroni – Libraio Editore

Luoghi di Interesse

  • Porta Romana chiamata dai paesani “La Puorta” costituisce la porta di ingresso del centro storico, risalente al XVI secolo con portale bugnato e una cinta muraria merlata suscita un grande fascino per i visitatori del Borgo, tanto che anche Gregorovius disegnò questo splendido ingresso di Genazzano. Sulla destra della Porta c’è un Torrione poligonale che cinge l’antico cimitero affiancato alla chiesina di Santa Croce. Prima dell’ingresso è posizionata una bellissima fontana
  • Ninfeo Bramante in quelli che erano i “giardini vecchi” del Castello Colonna e dove scorre il ruscello Fossato (Valle di Soglia) che serviva ad alimentare questi bagni di epoca rinascimentale e molto probabilmente commissionati o dai Borgia o dai Colonna. Monumento fra i più affascinanti della Regione Lazio da visitare assolutamente anche per immergersi e assaporare la grandezza rinascimentale del Bramante che qui costruì una struttura notevole composta da un fronte aperto su una loggia, tre serliane che separano il podio rialzato ed una sala ottagona ad uso termale. Il complesso fu concepito certamente come luogo di rappresentazioni teatrali e di pubbliche feste
  • Chiesa di Santa Croce la più antica del paese (X secolo) si trova subito dopo aver attraversato la Porta Romana, attualmente sacrario dei Caduti con bellissimi affreschi di scuola sublacense del XIII secolo. Un tempo adiacente alla Chiesetta c’era l’antico cimitero e soprattutto era collocata fuori dalle mura
  • Porta San Biagio la più antica del paese e fino al XIII secolo costituisce l’ingresso dell’antico castrum, infatti ancora oggi si può vedere dove è collocata la finestra bifora la torre di difesa, vicino c’è l’antico edificio delle carceri con beccatelli trecenteschi che ornano il fronte sulla strada.Un’edicola sacra con affresco seicentesco raffigurante la Madonna di Loreto con bambino, portati in volo da due angeli, sormonta la seconda porta. Con l’arrivo di Papa Martino V e nel XVI secolo il paese cambia i connotati allargando l’abitato fino a quella che sarà la nuova porta romana.
  • Chiesa di San Paolo risale al XIII secolo e con il suo bellissimo campanile in stile romanico che svetta sulla piazza Emilio D’Amico colpisce il visitatore, di notevole pregio anche i busti di Santo Pietro e Paolo che ornano le nicchie della facciata più volte ristrutturata così come l’interessante serliana di ispirazione bramantesca che sovrasta l’altare della Chiesa.
  • Casa di Brancaleone collocata nell’omonima strada fra piazza D’Amico e Piazza San Giovanni, dove qui visse e morì il Cavaliere Giovanni Brancaleone eroe della nota Disfida di Barletta, seppur oggi abitazione privata si può ancora ammirare il portone a tutto sesto, mentre lo stemma dei Brancaleone: una cornice con due draghi che sostenevano lo stemma della famiglia, è stato asportato e attualmente sistemato nel chiostro del Convento di S. Pio.
  • Santuario della Madonna del Buon Consiglio, la più prestigiosa delle Chiese del territorio, meta di migliaia di pellegrini ogni anno e visitata nel corso da diversi papi e predicatori carismatici. L’antica chiesa viene menzionata già nel 1277, divenendo luogo di pellegrinaggio dopo il miracoloso volo dell’immagine della Madonna con Bambino staccatasi prodigiosamente da una chiesa di Scutari d’Albania all’arrivo dei musulmani, ed apparsa miracolosamente nel vespro del 25 aprile 1467. L’ attuale tempio, edificato tra il 1621 e il 1629, conserva nella facciata l’antico portale quattrocentesco di Andrea Bregno al quale è attribuito il complesso scultoreo e architettonico nel suo insieme che ospita anche le colonne provenienti dalla villa degli antonini, qui inoltre lasciarono nel corso del tempo le loro opere i pittori nati a Genazzano. Sul fondo della navata a destra dell’altare del Crocifisso di Scuola Romana della fine del ‘400; l’affresco, ferito al tempo di Paolo III da un soldato, sanguinò in più punti; la spada che all’atto del sacrilegio si contorse spontaneamente è custodita nella nicchia contigua; pregevolissima la balaustra di scuola berniniana in marmo bianco con angeli e panneggi; di grande rilievo l’altare maggiore, opera settecentesca del Colombi e del Calderari; nell’aula “ “il corpo del B. Stefano Bellesini, parroco del Santuario, morto vittima di carità nel 1839 durante un’epidemia e beatificato da San Pio X; originale la scala marmorea del pulpito scolpita dal Bibolotti in un monolite di 17 tonnellate; nell’aula per le confessioni è conservata la campana donata nel 1426 da Giovanni di Nocera, marito della Beata Petruccia, che secondo la tradizione suonò da sola all’apparire della Madonna.
  • Casa Apolloni collocato fra il Santuario e il Castello Colonna lungo il Corso Cardinali Vannutelli, risalente al XIV-XV secolo per lungo periodo ritenuta la casa natale di papa Martino V, ma in realtà probabilmente appartenente ad un suo cortigiano. Lo stile aragonese con il magnifico portone e le finestre bifore è riconducibile all’influenza spagnola visto i rapporti in quel periodo dei Colonna con la corona ispanica. Nel 1910 acquistata dal cardinale Vincenzo Vannutelli che la fece restaurare dall’illustre architetto Giovan Battista Giovenale. Oggi l’abitazione appartiene ai privati e non visitabile al suo interno.
  • Chiesa di San Nicola costruita nel XIII secolo al principio della Rocca, conserva una bellissima pavimentazione cosmatesca in opus tassellatum girato intorno a grandi ruote. Qui venne battezzato Oddone Colonna nel 1368 che poi divenne Papa Martino V, proprio a lui si deve la prima grande ristrutturazione, mentre con Filippo I Colonna la Chiesa subì una riduzione per rendere il Castello Colonna il fondale del rettificato asse urbano.
  • Chiesa di San Giovanni posta nell’omonimo rione si trova sotto il Castello Colonna ed è una chiesina affascinante la troviamo citata per la prima volta nella stipula fra Pietro Colonna e gli agostiniani nel 1356. Il restauro degli anni ’70 ha di fatto eliminato quelle suggestioni mistiche che i paesani provavano nell’ingresso in questa piccola ma bella Chiesetta.
  • Palazzo Colonna per i paesani “Castello” fu edificato nel XI secolo come fortezza difensiva sullo sperone più alto dell’abitato, con papa Martino V iniziò la trasformazione in Palazzo più signorile, ancora con i Borgia e poi con Marcantonio Colonna e infine con Girolamo Colonna fu interessato da altri restauri. Nella seconda guerra mondiale in seguito ai bombardamenti della RAF il castello subì ingenti danni e la distruzione del ponte pedonale di collegamento con il Parco degli Elcini. Al suo interno ospita la biblioteca e diversi Musei fra i quali quello dedicato all’Arte Contemporanea.
  • Biblioteca Comunale oggi la meravigliosa biblioteca è ospitata all’interno di alcune sale del Castello Colonna
  • Parco degli Elcini oggi è il principale parco comunale, un tempo grande giardino del Castello collegato da un ponte meraviglioso allo stesso. La passeggiata immersa nel verde è impreziosita dai resti dell’Acquedotto e conduce al bellissimo Convento e Chiesa di San Pio
  • Acquedotto Claudio si trova all’interno del Parco degli Elcini risale al periodo romano e costeggiava la via Claudia, fu ripristinato da Martino V per portare l’acqua al Castello e fu restaurato per la prima volta nel XVII secolo. L’ultimo tratto dell’acquedotto permetteva l’accesso al castello dal lato nord ed era l’antico “Ponte del Castello”, formato da cinque archi, durante l’ultima guerra fu distrutto dai bombardamenti alleati, per essere successivamente ricostruito ad una sola campata dal Genio Civile. Oggi purtroppo si trova in condizioni disperate subendo una serie continua di crolli.
  • Convento e Chiesa di San Pio costruito sui resti di una una antica villa imperiale romana probabilmente abitata anche da Antonino Pio, imperatore romano dal 138 al 161. Fu edificato a seguito della Bolla di Pio II del 1458. Appartiene ai padri Agostiniani irlandesi per un lungo periodo per essere riacquistato nel 2003 dai padri agostiniani del Santuario che hanno provveduto al restauro del campanile e del tetto.
    L’iscrizione latina, disposta su sei linee di scrittura sull’architrave della porta centrale della chiesa e sulla sua cornice, è riferibile alle indulgenze concesse a voce da papa Pio II Piccolomini (1458-1464), al ritorno dalla ben nota visita a Subiaco, durante una sosta nella chiesa della Madonna del Campo di Genazzano, oggi S. Pio.